Uno studio inglese dimostra che mani e corpo contaminati diffondono i microrganismi, ma che se si usa l’asciugamani elettrico la propagazione è di gran lunga maggiore.

Domanda da mille punti: contro i microrganismi (virus compresi) è più efficace asciugarsi le mani con l’asciugamano di carta o l’aria calda? Non pensateci troppo su, perché la risposta arriva da un piccolo studio presentato virtualmente al congresso Eccmid (il congresso europeo di microbiologia clinica e malattie infettive), programmato dal 18 al 21 aprile a Parigi. Niente congresso, ma gli autori hanno comunque pubblicato gli abstract dei loro studi che sarebbero stati presentati in quell’occasione.

 

Lavaggio e asciugatura

Uno di questi – piccolo nei numeri – è proprio quello sul come asciugarsi le mani, in termini di efficacia infettiva. E poiché sulla pulizia delle mani non si fa che insistere da quando è cominciata la pandemia – con tutorial, infografiche e istruzioni dettagliate – è utile sapere che cosa sia più sensato fare. Oltre al lavaggio, l’asciugatura delle mani ha un ruolo fondamentale. Perché – sottolineano gli autori (università britannica di Leeds) – l’asciugatura delle mani è importante per minimizzare la diffusione di microbi pericolosi, coronavirus compreso. E non rimuovere questi germi efficacemente dalle mani vuol dire continuare a diffonderli nell’ambiente e sulle superfici. Da qui l’esperimento per verificare eventuali differenze tra i due metodi di asciugatura.

 

Quattro volontari in grembiule

E veniamo all’esperimento, scenario il bagno di un ospedale: quattro volontari, dopo aver indossato un grembiule, si sono infettati mani e guanti con un batteriofago, un virus che infetta soltanto i batteri utilizzandoli per la sua replicazione (il virus non si moltiplica autonomamente, ndr) ed è innocuo per l’uomo. Dopo la contaminazione i volontari non hanno lavato le mani per simulare scarsa igiene. Ma le hanno invece asciugate con i due diversi sistemi: carta e aria calda. A questo punto è stata fatta una misurazione della contaminazioni su mani, corpo (o, meglio, sul grembiule) e sono stati raccolti campioni nei reparti e nelle aree pubbliche venute a contatto con mani o grembiuli dei quattro volontari. In particolare sono state analizzate porte, anche quelle che si aprono a spinta, corrimani, pulsanti degli ascensori, sedie, telefoni, pulsanti all’interno dei reparti, stetoscopi, gli stessi grembiuli e addirittura poltrone entrate in contatto con i grembiuli. Alla fine ai volontari è stato chiesto di incrociare le mani sul busto prima di riposarsi sul bracciolo della sedia.

Ed ecco i risultati. Entrambi i metodi di asciugatura hanno ridotto in maniera significativa la contaminazione del virus sulle mani, ma con una differenza netta a favore della carta (riduzione di circa 1000 unità virali/milionesimo di litro per la carta contro i 100 dell’aria calda). Sulle superfici, invece, una contaminazione significativa è stata trovata in 10 casi su 11 se le superfici erano state toccate da mani asciugate con aria calda. Con una media di contaminazione dieci volte maggiore rispetto alle mani asciugate con carta. Stesso discorso per la dispersione dal grembiule: 5 volte più alta. Questi dati, secondo gli autori dello studio (Ines Moura e Mark Wilcox, università di Leeds), dimostrano almeno due cose: che anche gli indumenti – e non solo le mani – possono contaminare gli ambienti e che ci sono differenze significativa a seconda di come ci si asciuga le mani.

“Poiché i bagni pubblici sono frequentati da pazienti, visitatori e staff – ragionano – il metodo di asciugatura delle mani scelto ha il potenziale di aumentare (usando l’aria calda) o dimunire (usando invece la carta) la trasmissione di patogeni”. Questa scoperta è ancora più importante – sottolineano gli studiosi – perché si sta assistendo a una progressiva sostituzione di asciugamani di carta con asciugatori con aria calda in tutto il mondo, mentre sia l’Oms che il Nhs britannico consigliano soltanto la carta.


Fonte La Repubblica